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Ho preparato questi tre audiovisivi cercando di mostrarvi, tramite immagini, i luoghi che ho visitato.

Il primo audiovisivo è il racconto dei primi luoghi che ho visitato, in primis la exfunivia di San Luca. Sito storico Bolognese il cui abbandono ha origine il 7 Novembre 1976 con la chiusura definitiva; varie associazioni hanno vanamente provato il recupero, il colpo di grazia è avvenuto agli inizi del secondo millennio quando la stazione di partenza è stata trasformata in abitazione residenziale.

Con gli altri due audiovisivi ho cercato di accompagnarvi per altri luoghi abbandonati. Nel secondo trovere luoghi maggiormente ad uso civile mentre nel terzo ad uso industriale.

Non mi resta che augurarvi buona visione

Grand Hotel Terme Titanic

 

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Ci sono pochi posti che fin’ora mi hanno colpito come questo. La trasposizione alla celebre nave che con i suoi fasti, la sua magnificenza,la sua stazza, i suoi personaggi celebri sembrava del tutto inaffondabile. Quando arrivi davanti all’ingresso realizzi di avere di fronte a te una struttura colossale, con una miriade di finestre che ti guardano vitree. Nel ventre della sua pancia i corridoi, come budelli, ti portano a stanze arredate di tutto punto  con mobilio anni ’70.

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Gli ambulatori, alcuni ancora intatti, ti ricordano che era un posto nato per curare le persone ancor prima di farle divertire. La parte termale mi rimanda un po’ al purgatorio, ove raccontano che ti cureranno senza mai riuscirci del tutto.

Il dedalo di scale e corridoi ci fa scoprire anche quello che è rimasto delle officine tali e quali a quelle del minuto mantenimento della caserme. Ma è il salone da pranzo che più mi colpisce; tavoli, seggiole, oliere tutto li come affondato nel tempo, come il Titanic in fondo al mare…

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Cementificio

Una gloria del passato che ci ha abbandonato, simbolo della rivoluzione industriale e ,sopratutto, della cementificazione selvaggia italiana.
Ricordo quando ci passavo davanti da ragazzo, una valanga di camion che entravano e uscivano dai cancelloni carichi di premiscelati per costruire chissà quali potenti strutture.
Un incessante andirivieni di persone che vivenano e ruotavano dentro e fuori dal cementificio.
Poi arriva il 2008, la crisi dell’edilizia… il silenzio totale. Le ciminiere smettono di fumare, le bianche polveri spariscono, i camion prendono altre strade, i polmoni ringraziano, la gente si dispera per un altro lavoro sparito…

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gita alla KaBoom!!!!!!

Questa volta siamo andati a vedere una exfabbrica di prodotti esplodenti, una delle più vecchie in Italia. Al suo interno è rimasto ben poco del suo passato. solo qualche macchinario qua e la, forse nemmeno riferiti alla produzione. Il sito è enorme e non riusciamo nemmeno a visitarlo tutto ma è sicuramente frequentato in quanto troviamo avonque pallini da softair e un sacco di graffiti di qualità. Per lo meno è stata una buona occasione per ritrovare vecchi amici e di farne nuovi.

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Visita alla cartiera

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Questo luogo lo reputo fra i più affascinanti che ho visitato fin’ora e quando qualcuno mi chiede cosa visitare lo mando qui, a colpo sicuro. Fin dall’arrivo sul sito si respira la storia industriale della mia terra, l’alta ciminiera in mattoni, visibile pure dall’autostrada adiacente, svetta indomita nel paesaggio facendo da segnaposto naturale. Dopo aver parcheggiato nei pressi del complesso entriamo senza alcuna difficoltà nella fabbrica. Devo ammettere che la vastità degli spazi è soffocante…chissà quali macchinari e quante merci erano stoccate qui…..

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Un nido di colonne ci fa capire che la vera lavorazione con macchinari doveva avvenire al piano superiore. La zona che mi affascina ed adoro di più è quella che contiene i vecchi bollitori per la canapa e gli stracci; enormi palle arrugginite azionate da ingranaggi altrettanto grandi…mi immagino poche persone che lavoravano qui dentro, tra gas venefici e un inverno che non poteva mai entrare per il caldo sempre presente.

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Continuando la perlustrazione, incontriamo varie scalinate che ci portano al piano superiore ove possiamo trovare i resti del laboratorio chimico per le analisi del prodotto finito (credo) e quel che resta degli uffici. Innumerevoli corridoi si diramano in ogni dove per riportarci comunque al punto di partenza. E’ tutto collegato come in un semplice labirinto. Era proprio funzionale. I graffiti, di notevole fattura, sparsi un po’ ovunque ci tengono compagnia….non voglio rubare altro tempo…il silenzio….il tempo…

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La cartiera del M.

Il conte Antonio M. acquista la cartiera del M. , appartenuta in passato anche a Giuseppe M., padre di Guglielmo. Dal 1873 l’opificio produce carta dai residui della canapa e dagli stracci. Il nuovo proprietario, sulla base di un progetto dell’ingegnere Alfredo E., riedifica dalle fondamenta lo stabilimento con macchinari moderni e aumenta notevolmente la produzione, anche dal punto di vista qualitativo. Alla fine del secolo un nuovo proprietario, Cesare R., lo destina alla fabbricazione di carta velina per sigarette. Nel 1919 la cartiera verrà unita assieme a un’altra , nella società Cartiere del M. e di B. Il principale artefice del grande sviluppo della società sarà Ettore M.: le carte per sigarette saranno tra le più ricercate in Europa tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta. Lo storico stabilimento del M chiuderà nel 2008, dopo 135 anni di attività.

Oculus, la fabbrica dell’alcool e del bioetanolo

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Dopo aver esplorato  i miei ricordi d’infanzia ho iniziato a cercare nuove mete. Questo posto fa parte del nostro richissimo patrimonio industriale ed orgoglio nazionale….o almeno tanto tempo fa. Questa fabbrica era una delle maggior produttrici di bioetanolo a livello europeo. Il Bioetanolo era ed è ricavato dallo scarto della lavorazione della barbabietola da zucchero e si usa tutt’oggi come combustibile bio per autotrazione. Inoltre producevano alcool etilico per la produzione di liquori. I clienti di questa azienda erano ditte del calibro della Motta, Alemagna, Bauli, ecc… Alla chiusura, che arriva nel 2007,contava ben 42 dipendenti ma si dice che nei tempi d’oro ne contassi quasi 80.

Dopo estenuanti ricerche in rete per scovare questo gioiello industriale dismesso riusciamo a reperire le coordinate geografiche e decidiamo di organizzare la spedizione. Per questa meta arrivano amici persino dalle Marche. Dopo una bella colazione ci rechiamo al varco d’ingresso, non ufficiale ovviamente. Un  buco attraverso il muro di cinta della fabbrica. Al suo interno notiamo che la vegetazione si è reimpossessata di quasi tutta l’area. Tre cose mi colpiscono subito l’ occhio: la prima è l’altissima struttura torroidale in cemento armato con centinaia di finestre(suppongo che contenesse le spire tubolari per far evaporare e raccogliere l’acool grezzo), la seconda sono le immense cisterne che servivano a distillare l’alcool (credo, non è che conosco benissimo il processo), la terza il livello di furto che hanno commesso in questa area, oltre ad aver spolpato il solito rame qui hanno pure rubato,praticando enormi tagli, l’acciaio delle cisterne. Forse è dopo questo furto che hanno deciso di mettere un guardiano che “at capocchiam” gira per il sito, ed è proprio lui che ha (poco) gentilmente consigliato al gruppo di ripercorrere a ritroso la strada fatta è di andarcene…..pazienza…. qualche bello scatto ce lo siamo portati a casa. Ora vi lascio alle foto …gallery…

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